La lettera inviata nel maggio del 1944 ci racconta due storie opposte relative all'8 settembre. Alvaro Meini scrive alla moglie di Domenico Pompignoli: i due, militari di stanza in Albania, dopo l'8 settembre si separano e del secondo non si hanno più tracce. Meini, catturato in seguito dai tedeschi, dopo un periodo di prigionia accetta di arruolarsi nell'esercito della Repubblica sociale; Pompignoli, si scoprirà - come testimonia il documento autografo conservato nel suo fascicolo - si unisce ai partigiani albanesi, per poi essere catturato da tedeschi il 6 marzo 1944. Internato in Germania, vi resterà fino al luglio 1945.
X 9 maggio 1944.
Gentilissima Signora,
Credo di non essere stato abbastanza esplicito nel mio precedente scritto; mi dispiace veramente per esserne stato la causa.
Con tutti i miei sentimenti immagino la vostra continua sofferenza, per meglio chiarirvi i fatti e la situazione, non potendo, farò del mio migliore nell'elencarvi i medesimi.
Nel 9 Sett[embre] la situazione creatasi nel precipitarsi degli eventi era enormemente confusa, anche per l'indecisione del nostro Maresciallo non si sapeva come fare e comportarsi. Io mi trovavo con vostro marito in cucina e parlavamo sul da farsi: il momento era critico, raggiungere l'Italia via mare era pericoloso, via terra più che mai, decidemmo così di rimanere nei posti a cercare riparo.
Fu invece all'ora di prenzo che....
Nel giorno seguente dopo una notte alquanto insonne, a noi della Milizia ci fu possibile andare in libertà, per raggiungere il nostro Comando di Tirana. Nell'avventura dato che mezzi non ve n'erano passammo (a piedi) per il paesi di Fieri a soli venti Kilometri da Valona, è li che Domenico trovò ospitalità da un amico che aveva una piccola fattoria, e lì che in sole due ore decise di rimanere a lavorare ed attendere il giorno più sicuro per il ritorno. Non vi è nulla da rimproverargli; era veramente disastroso e più che mai rischioso tentare di raggiungere la meta, per poi chissà se trovare qualcuno, e se così fosse avvenuto, che cosa ne sarebbe avvenuto?..
Mi accompagnò per più di un'ora e mi dettò sempre i stessi voleri e pensieri, che come già vi ho detto sono: il più fermo proposito di resistere ed avere fiducia, non mi parlò molto perché pensava che la mia decisione era pazzesca...così è stata veramente; pensando che per ben ventun giorni ho poi sofferto in condizioni... è meglio non ricordarli.
Ora vi dico che mi è veramente impossibile avere comunicazioni con lui, e di secondo non ricordo il nome dell'albanese.
Vi dico anche, che di quattro che formavano il reparto di Valona uno si disperse il giorno 9, per poi fare una brutta fine, povero compagno. Il maresciallo preferì rimanere con i prigionieri e tutt'ora non ne so più nulla.
Anch'io dopo tre mesi che mi hanno portato da Tirana in Bulgaria, Serbia, Ungheria e Germania dove - come ben sapete - sono rimasto compe prigioniero fino a che, come volonatario sono ora inquadrato nel nuovo esercito Repubblicano.
Credetemi Signora, mi sono fatto tanto coraggio, ho patito e sopportato di tutto. Così dovete fare voi.
Il sole un giorno riapparirà a brillarvi di più e sarà quel giorno il più bello. E' pura verità che in essa esprime ogni principio di religione che Dio ha affidato i suoi angeli a presto a Voi e il Vostro.
Il mio spirito offre a Voi il più nobile e ferreo incoraggiamento. A voi e la cara bambina tutti i miei auguri.
Alvaro Meini