Fronte russo

Era il 22 giugno 1941 quando Hitler scatenò l’operazione Barbarossa, che diede inizio alla guerra contro l’Unione Sovietica. Dopo una serie di bombardamenti preventivi le armate tedesche invasero il territorio nemico penetrando in profondità lungo tre direttrici principali (grossomodo verso Leningrado, Mosca, Caucaso).

La guerra contro il “mostro bolscevico” era iniziata e l’Italia di Mussolini, da vent’anni impegnata in una politica e in una propaganda anti-comunista, non poteva rimanere a guardare.

Nell’estate del 1941 venne organizzato il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) agli ordini del generale Messe. Il Corpo iniziò la sua attività operativa nell’agosto 1941 sul fiume Bug e partecipò a diversi scontri: la battaglia di Petrikovka (settembre 1941), la conquista di Pavlograd (ottobre 1941), l’occupazione del bacino industriale del Donez e alle battaglie di Gorlovka e Wikitovka (novembre 1941).

Nel Natale 1941, nonostante le controffensive dell’Armata Rossa, le unità tedesche e lo CSIR riuscirono a mantenere posizioni difensive efficaci, che permisero di passare l’inverno. Ma l’anno successivo avrebbe riservato durissime prove per le forze dell’Asse.

Infatti, le difficoltà poste in campo dal rigidissimo inverno, dall’estrema resistenza sovietica e dall’ostilità di parte della popolazione civile costrinsero i comandi militari italiani a riorganizzare lo CSIR inviando nuove forze.

Venne così istituita l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), formato con le forze del Corpo di Spedizione e da altri rinforzi inviati appositamente (che formarono l’8a Armata). Al comando dell’ARMIR venne posto il generale Italo Gariboldi e i militari italiani presenti in Russia passarono da circa 60.000 a più di 200.000 [Bovio, p. 343].

Con la ripresa dell’offensiva delle armate germaniche l’ARMIR venne impiegato nel fronte meridionale dello scacchiere russo: partecipò alle azioni in Ucraina, in direzione del Caucaso per poi muovere verso Stalingrado.

Parte dell’ARMIR nell’estate 1942 venne impiegata nella occupazione del bacino di Krasny Lutsch e alla battaglia di Serafimovic (luglio – agosto 1942). In seguito, inquadrata nel Gruppo di Armate B tedesco, venne dislocato in direzione del fiume Don. Il suo compito era difendere un’area di poco meno di 200 chilometri in linea d’aria: il settore da Pavlosk fino alla foce del fiume Choper (immissario del Don). Davanti all’ARMIR, al di là del fiume, vi era la 63a Armata sovietica.

Nel corso del mese dell’agosto 1942 vi furono una serie di attacchi da parte russa, ma gli italiani riuscirono a mantenere le posizioni. Dal 20 agosto al 1° settembre 1942 si svolse la “Prima battaglia del Don”: un tentativo sovietico di sfondare le posizioni nemiche sul fiume, ma che si risolsero in un insuccesso per l’Armata Rossa.

I mesi successivi (settembre – dicembre 1942) videro numerosi attacchi locali da parte russa, volta a fiaccare le posizioni italiane. Attacchi che, unitamente alle carenti condizioni logistiche dell’8a Armata, creavano non poche difficoltà agli italiani.

L’11 dicembre i sovietici diedero il via ad una poderosa offensiva lungo il corso del Don, che avrebbe portato alla resa dei tedeschi, che assediavano la città di Stalingrado [qui metterei un link per la scheda della battaglia]. Il 17 dicembre, parte delle forze italiane cedettero davanti alle forze nemica. Allo stesso modo il fianco destro dell’ARMIR venne messo a rischio a causa del cedimento dell’armata rumena.

In seguito ad altre rotture del fronte avvenute durante le settimane successive, tutto il settore del Gruppo di Armate B tedesco dovette ritirarsi. Era il 17 gennaio 1943, il giorno che segnò l’inizio della tremenda ritirata dal fronte di Stalingrado delle unità tedesche e italiane.

Per settimane i soldati tedeschi e italiani si ritirarono, per lo più a piedi, per centinaia di chilometri, per poter raggiungere retrovie sicure. Continuamente erano presi di mira dall’artiglieria e dall’aviazione russe, con continui scontri per cercare di guadagnare tempo e tenere lontane le avanguardie sovietiche (specie a Postojaly, Skororyo, Wikotovka e Nikolajevka).

Solamente a inizio febbraio la maggior parte di ciò che rimaneva dell’8a Armata raggiunse la zona a nord-est di Kiev, dove poté riorganizzarsi. Dei circa 200.000 mila uomini, 85.000 risultavano caduti o dispersi. Si contavano 30.000 feriti e i congelati [Bovio, p. 347].

A partire da febbraio 1943 i militari italiani in Russia iniziarono le operazioni di rimpatrio. L’esperienza italiana sul fronte russo era terminata. I militari coinvolti avrebbero portato alle proprie famiglie il ricordo di quella tremenda esperienza. Dei combattimenti contro un nemico di molto superiore e del freddo intenso. Della ritirata infinita lungo le ghiacciate steppe ucraine. Della morte dei propri amici e compagni, uccisi dal nemico e dal ghiaccio.

La caduta di Stalingrado e il cedimento sul Don avrebbero lasciato il segno sul fronte orientale. Nonostante i tentativi tedeschi di arginare l’avanzata russa (estate 1943) il fronte era ormai perduto. Da quel momento in avanti l’Armata Rossa, come un rullo compressore, avrebbe avanzato inesorabile verso Berlino.

 

ALLEGATI

Quadro di battaglia del C.S.I.R. (1° agosto 1941)

Comandante: generale Giovanni Messe

Capo di Stato Maggiore: generale Umberto Utili

Totale: 62.000 uomini circa

 

Divisione di fanteria autotrasportabile “Pasubio” (generale Vittorio Giovannelli)

-        2 sezioni motorizzate di carabinieri

-        79° reggimento fanteria “Roma”

-        80° reggimento fanteria “Roma”

-        2 battaglioni mortai da 81 mm

-        2 compagnie cannoni controcarro da 47/32

-        8° reggimento artiglieria motorizzato

-        1 compagnia genio artieri

-        1 compagnia genio telegrafisti e radiotelegrafisti

-        1 sezione fotoelettricisti

-        1 sezione di sanità

-        4 ospedali da campo

-        1 nucleo chirurgico

-        1 sezione sussistenza

 

Divisione di fanteria autotrasportabile “Torino” (generale Luigi Manzi)

-        2 sezioni motorizzate di carabinieri

-        81° reggimento fanteria “Torino”

-        82° reggimento fanteria “Torino”

-        2 battaglioni mortai da 81

-        2 compagnie cannoni controcarro da 47/32

-        52° reggimento artiglieria motorizzato

-        1 compagnia genio artieri

-        1 compagnia genio telegrafisti e radiotelegrafisti

-        1 sezione fotoelettricisti

-        1 sezione di sanità

-        4 ospedali da campo

-        1 nucleo chirurgico

-        1 sezione sussistenza

 

3a Divisione celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta” (generale Mario Marazzani)

-        2 sezioni celeri di carabinieri

-        3° reggimento bersaglieri

-        2 compagnie cannoni controcarro da 47/32

-        “Savoia cavalleria”

-        “Lancieri di Novara”

-        2 batterie da 20 mm

-        Gruppo carri veloci “San Giorgio”

-        3° reggimento artiglieria a cavallo

-        1 compagnia genio

-        1 compagnia radiotelegrafisti

-        1 sezione di sanità

-        4 ospedali da campo

-        1 nucleo chirurgico

-        1 sezione sussistenza

-        1 autoreparto

 

Unità di supporto (tra cui sezioni motorizzate di carabinieri, battaglioni di mitraglieri e di cannoni, un raggruppamento di artiglieria e gruppi d’aerei).

 

Quadro di battaglia dell’8a Armata (1° luglio 1942)

Comandante: generale Italo Gariboldi

Capo di Stato Maggiore: generale Bruno Malagugini

Intendente: generale Carlo Biglino

Totale: 230.000 uomini circa

 

II Corpo d’Armata (generale Giovanni Zanghieri)

-        3 sezioni di carabinieri

-        Divisione di fanteria “Sforzesca”

-        Divisione di fanteria “Ravenna”

-        Divisione di fanteria “Cosseria”

-        3 battaglioni di mitraglieri, di cannoni controcarro e di guastatori di fanteria

-        1 raggruppamento di artiglieria

-        1 battaglione di artieri, 2 compagnie di telegrafisti, 1 compagnia di marconisti

-        1 compagnia chimica, 2 compagnie lanciafiamme

-        1 raggruppamento di Camicie Nere

-        1 sezione sanità, 12 ospedali da campo, 3 nuclei chirurgici, 1 sezione sussistenza, 1 autoreparto pesante, 6 autosezioni pesanti, 3 officine

 

XXXV Corpo d’Armata (generale Giovanni Messe)

-        3 sezioni di carabinieri

-        Divisione di fanteria autotrasportabile “Pasubio”

-        Divisione di fanteria autotrasportabile “Torino”

-        3 battaglioni di mitraglieri, di cannoni controcarro e di guastatori di fanteria e 1 compagnia di bersaglieri motociclisti

-        1 raggruppamento di artiglieria

-        1 battaglione di artieri, 1 battaglione di collegamenti

-        1 compagnia chimica

-        1 raggruppamento di Camicie Nere

-        1 sezione sanità, 12 ospedali da campo, 3 nuclei chirurgici, 1 sezione sussistenza, 2 autoreparti pesanti, 1 autoreparto misto, 1 reparto salmerie

 

Corpo d’Armata alpino (generale Gabriele Nasci)

-        2 sezioni di carabinieri

-        Divisione alpina “Tridentina”

-        Divisione alpina “Julia”

-        Divisione alpina “Cuneense”

-        Divisione di fanteria “Vicenza”

-        1 raggruppamento artiglieria

-        1 battaglione artieri, 1 battaglione misto, 1 battaglione guastatori genio

-        1 compagnia chimica

-        1 sezione di sanità, 6 ospedali da campo, 1 sezione sussistenza, 1 autoreparto misto

 

Unità di supporto (carabinieri, mitraglieri, alpini sciatori, un raggruppamento a cavallo, artiglieria, genio e così via).

di artiglieria e gruppi d’aerei).