Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma il 18 ottobre 1940, un reportage sulle difficoltà della guerra combattuta sul fronte somalo del Kenia.
Mogadiscio, 17 ottobre.
I primi successi nel Kenia non sono stati seguti da periodi di riposo. Si vivono quotidianamente innumerevoli episodi di una guerriglia che, mentre avrà un decisivo effetto per lo sviluppo delle operazioni successive, presenta particolari caratteri di difficoltà, dovuta soprattutto alla situazione dei luoghi ed il clima.
E' infatti anzitutto il terreno la prima grande difficoltà da superare per i combattenti. Sul fronte somalo del Kenia, che si sviluppa per ben 650 chilometri, si stende un altipiano ricoperto di boscaglia bassa che prestandosi in modo eccezionale alle insidie ed alla sorpresa nemica esige da parte nostra la moltiplicazione del senso dell'udito e della vista. Le truppe che combattono su questo fronte sono quindi permanentemente impegnate con i nervi e con la volontà e la loro tattica ha la spiccata caratteristica della mobilità; azioni rapide e violente, ora qua, ora là, continue, senza sosta; attacchi improvvisi, dileguamenti del nemico; ricerca instancabile sui tratti incontrollati la cui perfetta conoscenza è già elemento di superiorità sull'avversario.
Alle difficoltà del terreno si aggiunge, non meno ardua e minacciosa, quella dei rifornimenti idrici. Per assicurare questo indispensabile elemento di vita occorre anzi tutto, ove è possibile, presidiare i pozzi propri o del nemico, perché questo non vi giunga prima dei nostri e lì privi così dell'acqua ristoratrice; e questa attività di presidio esige quasi sempre una guerriglia di agguato e di colpi di mano faticosa ed oscura, in cui gli episodi di eroismo si moltiplicano. Ove i pozzi mancano occorre supplire con le autobotti e se il terreno non ne permette il transito, con i cammelli. La rete di rifornimenti si estende così silenziosamente, ma faticosamente, nel cuore della boscaglia ed il fervore di questo duro lavoro ha anch'esso i suoi atti eroici, in un clima costante di abnegazione e di sacrificio.
Le caratteristiche di adattamento delle formazioni, dei comandanti e delle truppe coloniali e italiane sono così elevate che può dirsi senza tema di smentita, che all'Equatore l'uomo ha piegato la Natura e le resiste ammirevolmente pur tra le innumerevoli difficoltà e dure fatiche.
Le resiste e contemporaneamente si prodiga con dedizione assoluta, con slancio sorprendente nella lotta continua ed insidiosa del nemico, fino a piegarlo e disperderlo.
Questo è l'ambiente in cui si svolge la guerra del fronte sud; questo sono le sue fasi ed i suoi aspetti spesso ignorati. Ma essi formano tanta parte del fulgore delle nostre vittore all'Equatore.