Quando l’Italia entra in guerra, nel giugno 1940, i militari italiani vengono coinvolti immediatamente in azioni su vari fronti. In particolare, sul fronte francese e in Africa settentrionale e nell’Africa Orientale Italiana (AOI, Etiopia, Eritrea, Somalia).
Nell’AOI, nel luglio 1940, le truppe italiane occupano due città nel Sudan (Cassala e Gallabat) e iniziano a compiere manovre anche verso sud, nel Kenya.
Nel mese successivo viene occupato il Somaliland. L’inizio sembra promettente per le truppe italiane, ma le forze a disposizione e i relativi equipaggiamenti non permettono un’ulteriore avanzata. A quel tempo in AOI vi erano meno di 90.000 uomini in tutto (comprese le riserve), oltre a circa 200.000 soldati delle truppe coloniali.
I britannici, però, hanno bisogno di tempo per organizzare le forze e procedere con una controffensiva. Nell’autunno 1940 le truppe del Commonwealth procedono con piccole azioni per preparare le posizioni, operando nelle zone precedentemente occupate dagli italiani (Cassala e di conseguenza verso l’Eritra) a Gallabat (in direzione della città etiope di Gondar) e ad El Uach (tra la Somalia e il Kenya). Solamente a inizio 1941 i britannici danno inizio alla controffensiva vera e propria, che nel giro di cinque mesi li porterà a conquistare l’intera AOI.
Da notare che la controffensiva inizia allo stesso momento in cui le truppe dell’VIIIa Armata, in Libia, occupano il porto italiano di Tobruk. È un’azione che si svolge quindi in concerto con il movimento del fronte in Africa Settentrionale.
Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio i britannici avanzano in territorio nemico da Cassala, muovendo all’interno dell’Eritrea. Incalzati dalle truppe corazzate britanniche gli italiani si ritirano verso Cheren, assestandosi su buone posizioni difensive. Ma la resistenza italiana viene superata e il 1° aprile 1941 Asmara viene conquistata dai britannici, dando la possibilità di muovere verso l’Etiopia settentrionale (dove si svolge la resistenza italiana sull’altipiano dell’Amba Alagi). Per l’Eritrea è questione di tempo: l’8 aprile cade anche Massaua e viene completata la conquista britannica della colonia.
Contemporaneamente a ciò, anche a sud le truppe britanniche muovono contro gli italiani e a fine gennaio 1941 gran parte della Somalia italiana viene occupate da truppe nemiche. Viene contrastata l’avanzata nel settore della città etiope di Harar: gli inglesi sono sbarcati sulla costa settentrionale della Somalia creando una nuova direttrice d’avanzata e mettendo sotto scacco gli italiani che tentano di mantenere il controllo della ferrovia di Gibuti.
Le posizioni italiane sono però difficilmente difendibili: il 6 aprile viene occupata Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Ormai l’AOI è spezzata e praticamente nella sua totalità è finita in mano al nemico. Gli italiani si concentrano in alcune sacche di resistenza, ma è solamente questione di tempo.
Nella seconda metà di aprile si svolgono le ultime azioni di resistenza italiana. Amedeo di Savoia decide la resa il 17 maggio 1941, che rimane la data simbolica della fine dell’impero italiano in Africa Orientale.
Nonostante per mesi alcune sacche di resistenza italiane continueranno a combattere contro il nemico, il dominio italiano in Etiopia, Eritrea e Somalia è terminato.
Quella in AOI è stata una guerra condotta in massima parte con spirito difensivo, essendo le unità del Regio Esercito impossibilitate a compiere ampie manovre offensive contro il nemico. Ha quindi messo in evidenza una significativa difficoltà strategica da parte dell’Italia nel portare avanti i suoi obiettivi. Ma anche sul piano simbolico la sconfitta in Africa Orientale costituisce un macigno sulle spalle del regime fascista. L’impero che dopo secoli era tornato sui “colli fatali” era perduto e la stessa Roma da quel momento in avanti sarebbe sembrata sempre più minacciata dalle forze nemiche.
Cinegiornale - Istituto Luce: "Con le nostre truppe nelle linee avanzate del Kenia"