Ercole Mori, nato a Parma il 2 settembre 1908, militare inquadrato nel 3° Reggimento artiglieria, stanziato a Sain Pierre la Mer (Francia) racconta in questa relazione le vicende che lo portarono prima alla cattura e poi alla fuga, grazie all'appoggio di amici francesi e di uomini del consolato italiano.
Parma, 9-1-46
Spett. Comitato Nazionale Reduci della Prigionia,
mi permetto di unire alla mia domanda per la qualifica di reduci, la seguente succinta relazione della mia fuga da una postazione tedesca, presso la quale ero, insiem a molti altri prigionieri italiani, impiegato in lavori di scavo e fortificazioni, riservandomi di presentare se eventualmente richiesto, più ampi particolari.
Nel febbraio 1943 fui inviato assieme alla batteria a cui appartenevo, in Francia e precisamente a St Pierre Fleurs (Aude). La batteria, benché comandata da ufficiali italiani era direttamente alle dipendenze di un comando germanico cui dipendeva pure la sussistenza. Eravamo indirettamente collegati col nostro esercito solo per mezzo di una sezione di collegamento risiedente a Marsiglia, circa 300 km di distanza e per ragioni puramente amministrative, per cui l'8 settembre 1943 impossibilitati a ricevere ordini da quella sezione fummo fatti prigionieri senza che nessuno potesse rendersi esattamente conto della situazione e potesse imbastire un'eventuale, per quanto inutile resistenza.
Fummo quindi concentrati a Narbonne e dopo una settimana [?] per farci loro collaboratori ci divisero in gruppi di circa 60 uomini e ci inviarono in diverse postazioni ed adibiti a lavori di scavo.
Nei sette mesi circa di mia permanenza in quel posto innumerevoli volte i tedeschi cercarono con ogni mezzo di farci tornare combattenti ma vista la nostra ostinata resistenza, durante prove d'allarme ci costrinsero con la minaccia delle armi ad aiutarli nella manovra dei pezzi. Ciò rese la vita insopportabile e decisi con un mio compagno a tentare la fuga.
Il 25 marzo 1944 con l'aiuto di operai francesi riuscimmo ad allontanarci dal caposaldo e raggiungere Coursan, dove altri amici francesi ci diedero rifugio, vestiti, documenti falsi e cibo. Quindi col treno raggiungemmo Millau (Aveyron) dove un altro francese che aspettava ci condusse da un amico in ralzione col corrispondente consolare italiano di Montpellier del quale era in rapporti di stretta amicizia. Questi ci fece avere una lettera di presentazione e raccomandazione e ci inviò in quella città.
Quel corrispondente consolare sentite le nostre ragioni ci fornì di documenti di viaggio e riconoscimenti di cui posso fornire l'originale e ci inviò a una caserma di Nizza ben sapendo che non saremmo mai presentati. Infatti a Nizza andammi invece a casa di un oriundo italiano che ci alloggiò e ci procurò una guida con la quale con un viaggio di 25 ore attraversammo le Alpi e ci presentammo il 3 aprile al comune di Tenda.
Quivi munito di foglio di riconoscimento e di foglio di viaggio arrivai a Parma. QUi poiché appartenevo a una classe anziana mi fu dato il foglio di congedo. Dopo pochi giorni mi impiegai presso la ditta E. Garletti alla quale appartenevo dapprima e ove sono tuttora.
Non ho mai aderito a organizzazioni fasciste e tedesche. Di tutto ciò che ho esposto mi assumo piena responsabilità e, oltre ai documenti suddetti e lettereo, possono testimoniare diverse persone che mi aiutarono nella fuga e miei ex compagni di prigionia da poco tempo rimpatriati fra i quali i sigg. [seguono nomi].